martedì 13 maggio 2014

Mail art, genesi di una tecnica nomade | Imagine di John lennon | ll capo degli spioni in Marocco

La mail art ha rappresentato una valida alternativa alla pittura in Marocco. Non che mi mancassero lo spazio o i mezzi, ma avevo un tempo molto risicato da dedicare all'arte, cosicché iniziai a evitare tutte le procedure laboriose del dipingere, riducendo la pratica al disegno colorato e al collage. Forbici e pennarelli, carta e colla. Una tecnica nomade: economia di mezzi utilizzando uno spazio minimo. 
I commenti di chi riceveva le mie cartoline erano spesso entusiastici: i conoscenti rimanevano di stucco. In realtà ho un'antica passione per la carta e il collage. Questo è uno dei motivi che mi fa amare da sempre i lavori di Matisse. Ma lo spunto per le cartoline delle mail art mi venne da un servizio giornalistico su una mostra di John Lennon tenutasi a Londra anni fa. L'esposizione riguardava le cartoline inviate dall'ex Beatles ai suoi conoscenti, i testi delle cartoline erano vivacizzati da divertenti trovate grafiche o fumettistiche. John Lennon aveva frequentato il liceo artistico in un'epoca di grande creatività. In quegli anni a Londra c'è stata l'esplosione della cultura pop, un'autentica rivoluzione stilistica i cui riflessi si riverberano tutt'oggi. Tra l'altro, la cover di Sgt. Pepper's dei Fab Four è dell'artista Peter Blake, il loro White Album di Richard Hamilton. Oltre ai Beatles anche altre star della musica, come i Rolling Stones e i Sex Pistols, si nutrirono delle immagini create nelle accademie di belle arti: vere e proprie fucine di cultura. 
Le cartoline di John Lennon erano un ottimo esempio di arte formato mini, cosicché cominciai a creare cartoline ex-novo partendo dal cartone grezzo, a differenza dell'autore di Imagine che utilizzava le cartoline comuni. 
Il tutto andò avanti finché non mi accorsi che le mie mail art non giungevano più a destinazione: dovevano essere incappate in appassionati d'arte durante il percorso... A quel punto smisi con le mail art: lavorare gratis per l'arte va bene, ma lavorare aggratis per le checche di regime, no, proprio non va bene...

ps  dimenticavo di aggiungere che in Marocco ho conosciuto i due responsabili dei servizi segreti dell'ambasciata italiana di Rabat. Entrambi mi sono stati presentati dalla stessa persona, ovvero colui che mi aveva chiamato a lavorare alla scuola italiana di Casablanca: Raffaele Vitalone, direttore di quella scuola. 
Il responsabile dei servizi segreti dell'ambasciata è uno solo, ed io ho conosciuto sia il signore che ne ha ricoperto l'incarico dal 1995 al dicembre 2003, sia il suo successore, presentatomi dal direttore nel gennaio 2004.
 

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